Due Big-Player e una sfida: TIM e POSTE per un'Italia più connessa, più digitale e tecnologica.

12-05-2025
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Con l’acquisizione del 15% da Vivendi e una partecipazione complessiva al 24,81% POSTE ITALIANE segna il ritorno sotto il controllo italiano di TIM, maggior compagnia del Paese, aprendo così un nuovo capitolo per la società nazionale di telecomunicazioni.

 

I motivi dell’operazione sono stati spiegati da Poste con un comunicato stampa in cui si evince la volontà di voler essere un «azionista industriale di lungo periodo», che possa rilanciare TIM e integrarne le attività con quella di Poste. L’azienda ha da tempo attività in rami diversi da quello postale: tramite la controllata Postepay offre servizi finanziari, forniture di gas ed elettricità, e servizi di telefonia con il marchio PosteMobile. Proprio la telefonia, ovviamente, potrebbe fornire reciproci vantaggi alle due aziende.

 

Sinergie industriali, digitalizzazione e Cloud i driver principali, Poste Italiane e TIM si concentreranno inizialmente su possibili nuove collaborazioni reciproche: sviluppo di nuovi servizi per le PMI sull'asset strategico TIM - AMAZON.

 

Andando per ordine: la più concreta riguarda PosteMobile, operatore virtuale che oggi si appoggia alla rete Vodafone per offrire i propri servizi. TIM sarebbe in trattativa per subentrare a Vodafone in questo accordo di fornitura, del valore di circa 80 milioni di euro, il passaggio, previsto non prima del 1° gennaio 2026, non comporterà modifiche per i 4,5 milioni di clienti di PosteMobile. Poste potrebbe distribuire i prodotti TIM attraverso la sua rete capillare di circa 13.000 sportelli, mentre TIM potrebbe fornire servizi cloud a Poste, che ne è il maggior utente del Paese tanto da investirvi circa 800 milioni di euro all’anno.

 

Poste ha rimarcato che l’investimento in TIM sarà anche volto a “promuovere il consolidamento del mercato italiano”, incentivando possibili fusioni e aggregazioni tra operatori. L’ipotesi più immediata è quella tra Tim e PosteMobile, ma il vero nodo è un altro: finché in Italia resteranno quattro operatori di rete propria – Tim, Iliad, Wind Tre e Fastweb-Vodafone – continueranno a offrire tariffe “sottocosto” pur di sottrarsi clienti. Da anni, gli addetti ai lavori sostengono che una riduzione da quattro a tre compagnie “infrastrutturate” sarebbe fondamentale per riportare equilibrio nel settore. Iliad, ad esempio, ha già tentato più volte una fusione con Tim.

 

Asset strategico TIM - Amazon: la nuova visione strategica ruota attorno all’asse Poste-Tim-Amazon. La già consolidata partnership tra Poste ed Amazon nella logistica dell’e-commerce e nella fornitura di servizi cloud tramite Aws (Amazon Web Services) ora punta a coinvolgere anche TIM che ha già in campo una collaborazione con Google Cloud, portata avanti attraverso la controllata Noovle.

 

In primis la stessa TIM continua a diversificare le alleanze tecnologiche. Oltre a Google (tramite Noovle), la telco italiana guidata dall'AD Pietro Labriola ha avviato collaborazioni con Oracle, Microsoft e Aws, segnale di una strategia aperta e competitiva nel campo del cloud. Un mosaico di partner che potrebbe rivelarsi decisivo nei progetti di digitalizzazione della PA, in un contesto sempre più affollato e regolamentato.

 

A rafforzare il quadro positivo per il gruppo contribuiscono i risultati di Tim Brasil, che ha chiuso il primo trimestre 2025 con ricavi in crescita del 4,9% a 6,4 miliardi di reais (pari a circa un miliardo di euro) e un utile netto in aumento del 56%, pari a 125 milioni di euro. Numeri che confermano la solidità dell’asset estero di TIM e la sua capacità di generare valore, elemento strategico anche per sostenere i piani di sviluppo in Italia.